La Legge di Bilancio 2025 ha previsto delle novità per il calcolo delle detrazioni per i figli a carico. Si applicherà il meccanismo del Quoziente Familiare.
Dal prossimo anno, verrà preso in considerazione un diverso elemento per il calcolo fiscale: il Quoziente Familiare. La riforma è stata pensata per risolvere le problematiche legate al sistema dell’ISEE, colpevole di non riuscire a determinare in maniera corretta l’ammontare delle tasse.
Secondo il meccanismo del Quoziente Familiare, più membri ci sono in una famiglia, più bassa dovrà essere la tassazione. Non verrà, dunque, considerato il reddito di ogni componente in maniera individuale, ma saranno sommati tutti i redditi degli appartenenti al nucleo familiare, che verranno divisi per un coefficiente legato al numero di persone.
In questo modo, verrà diminuita l’imposizione fiscale. La novità, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025, è destinata ad avere un forte impatto sulle detrazioni per i figli a carico. In che modo cambieranno e quali saranno le conseguenze per le famiglie? Scopriamolo.
Dal 2025, le detrazioni per i figli a carico non saranno più fisse, ma dipenderanno dal numero di figli e dal reddito della famiglia. Nel dettaglio, superiore sarà la quantità di figli e più basso il reddito, superiore saranno le detrazioni.
È stato, poi, previsto un importo massimo per le spese detraibili, in base al reddito familiare. In particolare:
I figli, poi, saranno considerati fiscalmente a carico solo se minori di 30 anni, ad eccezione dei disabili.
Un dubbio diffuso tra i contribuenti riguarda la possibilità di usufruire delle detrazioni per figli a carico nel caso si percepisca una rendita mensile INAIL per infortunio. In tale ipotesi, l’ammontare della detrazione deriva dal reddito totale e viene attribuita direttamente in Dichiarazione dei Redditi.
Per questa tipologia di rendite, spetta una quota integrativa del 5% della somma base al coniuge e ai figli fino al diciottesimo anno di età, oppure fino al ventunesimo anno di età se studiano o al ventiseiesimo, se si tratta di universitari conviventi e maggiorenni inabili al lavoro.
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