Tantissimi lavoratori potranno ottenere un aumento in busta paga, grazie all’ultimo Bonus inserito nella Manovra finanziaria.
Dagli ultimi dati ISTAT, è emerso che la popolazione italiana sta notevolmente invecchiando e, tra qualche decennio, il numero dei pensionati sarà maggiore di quello dei lavoratori attivi. Il calo della forza lavoro avrà effetti devastanti sulle finanze pubbliche, perché sarà necessario reperire nuove risorse per finanziare le pensioni.
Per risanare i conti dello Stato, la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un Bonus per i lavoratori che, pur avendo raggiunto i requisiti per usufruire della pensione anticipata, decidono di rimanere in servizio. Si tratta di un incentivo accreditato direttamente in busta paga, che può assicurare fino al 10% in più sull’ordinaria retribuzione. Vediamo a chi spetta e quali sono le condizioni per riceverlo.
I lavoratori che, entro il 31 dicembre 2025, soddisferanno le condizioni per Quota 103 (ossia 62 anni di età e 41 di contribuzione) e per la pensione anticipata ordinaria (ossia 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne, e 42 anni e 10 mesi, per gli uomini) potranno ricevere un vantaggioso aumento dello stipendio.
Il beneficio verrà corrisposto tramite lo sgravio della quota di contributi previdenziali a carico del dipendente. Tale quota varia dall’8,80% per gli statali al 9,19% per i lavoratori privati e sarà riconosciuta direttamente in busta paga. Sarà, inoltre, esentasse.
Come abbiamo anticipato, il nuovo Bonus costituisce una mera facoltà e, dunque, spetta agli interessati decidere se presentare o meno istanza all’INPS. Ma quali saranno le conseguenze della rinuncia all’accredito contributivo? Gli effetti saranno sfavorevoli esclusivamente sulle quote di versamenti accreditati a partire dal 1° gennaio 1996. Le quote retributive, dunque, non subiranno alcuna riduzione.
La Legge di Bilancio 2025 ha previsto delle importanti novità per i lavoratori pubblici, abolendo il limite ordinamentale per l’accesso alla pensione anticipata. La soglia, finora stabilita a 65 anni, sarà innalzata a 67 anni dal prossimo anno e, poi, rivalutata in base alle speranze di vita. È stata, inoltre, eliminata la norma in virtù della quale le Pubbliche Amministrazioni potevano risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro con i dipendenti che avevano raggiunto i presupposti per la pensione anticipata.
Dal 2025, quindi, i lavoratori potranno decidere di rimanere in servizio, anche svolgendo attività di tutoraggio e affiancamento ai dipendenti più giovani. Tale possibilità spetterà entro il limite del 10% delle facoltà assunzionali e il servizio non potrà prorogarsi oltre il settantesimo anno di età.
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