L’età pensionabile è destinata a salire e l’importo degli assegni a calare. Quali saranno i requisiti per il congedo?
Per accedere alla pensione di vecchiaia, attualmente, sono necessari almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi. A breve, però, tali condizioni potrebbero non essere più sufficienti per ricevere un assegno mensile di importo adeguato al costo della vita.
Già nel 2025, chi smetterà di lavorare con un’età contributiva di 20 anni dovrà fare i conti con una forte penalizzazione, rispetto a coloro che smetteranno di lavorare con gli stessi requisiti entro l’anno in corso. Per quale motivo? Perché, con la Riforma Fornero, è stato stabilito il principio in base al quale, ogni due anni, vanno adeguati i coefficienti di trasformazione dei versamenti previdenziali in pensione. Il totale di contributi maturati, infatti, va rivalutato in base al tasso di inflazione.
Allo stesso modo, se aumenta la vita media della popolazione, si innalza anche il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e si abbassa l’importo delle prestazioni. Si tratta di un meccanismo essenziale, per evitare un peso eccessivo sulle finanze pubbliche. Ma quali conseguenze avrà per i pensionati del futuro?
Per quantificare l’ammontare dell’assegno pensionistico, l’INPS si basa sul cd. montante contributivo, ossia l’insieme dei versamenti accumulati durante la carriera lavorativa, sul quale gravano i coefficienti, aggiornati sulle aspettative di vita della popolazione.
Se queste ultime aumentano, diminuisce il valore dei coefficienti e, di conseguenza, la pensione sarà più bassa. Quali sono le implicazioni di tale sistema? A parità di anzianità contributiva (20 anni), un lavoratore che accede alla pensione di vecchiaia nel 2024 avrà un assegno più ricco rispetto al lavoratore che smetterà di lavorare nel 2025.
Ad esempio, chi usufruisce della pensione di vecchiaia nel 2024, con 67 anni di età e un montante contributivo di 200.000 euro, ha diritto a una pensione di 11.446 euro annui (con coefficiente 5,723). Qualche anno fa, invece, il coefficiente per chi smetteva di lavorare a 67 anni era 6,136 e consentiva di ottenere una pensione di 12.272 euro annui. Dal 2011, purtroppo, c’è stata una riduzione costante degli importi delle pensioni, a parità di montante contributivo, e la situazione è destinata a peggiorare per il 2025.
Non sono ancora stati pubblicati i nuovi coefficienti, ma è certo che l’aggiornamento non potrà essere evitato a lungo. Coloro che sono in procinto di richiedere il congedo definitivo, dunque, temono un taglio drastico degli assegni. E, attenzione, i coefficienti saranno uguali per qualsiasi misura pensionistica calcolata con il sistema contributivo, dunque coinvolgerà anche coloro che opteranno per l’uscita anticipata.
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