Tonno in scatola e contaminazione, una lattina su due non supera il test: lo studio mette in allarme i consumatori.
La ONG tedesca Foodwatch e l’associazione BLOOM hanno collaborato a uno studio che mette in luce una falla della legislazione europea in merito al commercio del tonno.
Lo studio ha infatti analizzato il tonno in commercio e i risultati ottenuti hanno allarmato non di poco i consumatori. Julie Guterman, laureata in Scienze Biologiche e Fisiche, è la responsabile dei progetti di ricerca presso l’associazione BLOOM.
La falla trovata dallo studio riguarda il regolamento sul mercurio nei frutti di mare, pare che quest’ultimo contenga maggiori quantità rispetto ad altre specie.
Tale scoperta ha portato Guterman a voler scoprire se ci fosse una motivazione dietro questa scelta. Il mercurio è infatti un neurotossina molto potente e Guterman si è chiesta come potesse essere accettabile che fosse presente in così alte percentuali nel pesce più consumato d’Europa.
Il mercurio viene rilasciato per la gran parte da attività industriali, come l’estrazione mineraria e la combustione del carbone. Dal 2003 molti stati hanno iniziato vietare questo elemento negli apparecchi per la misurazione della pressione sanguigna. In Europa con il Regolamento UE n 8472012, sono stati eliminati i dispositivi di misurazioni sviluppati da questo materiale.
Ma come arriva all’interno del tonno? Il mercurio viene assunto dal tonno tramite l’alimentazione, è infatti un pesce predatore che si nutre di pesci più piccoli. Dunque attraverso il processo di bioaccumulo il tonno, così come gli altri pesci di grandi dimensioni, contengono quantità maggiori di mercurio.D
Dalle ricerche di Guterman si è giunti a due conclusioni:
L’accusa mossa della studiosa è che si sia voluto chiudere un occhio sulla contaminazione del tonno, preferendo favorire gli interessi economici legati al suo commercio. Scelta che Guterman non approva, visto anche i rischi per la salute relativi all’assunzione di mercurio.
Il mercurio è infatti una delle dieci sostanze più pericolose per la salute pubblica, come indicato anche dall’OMS. L’esposizione prolungata a tale elemento può causare:
I più colpiti da questa sostanza, spiega Guterman, sono i bambini, in modo particolare durante la gravidanza e nella prima infanzia. La volontà di BLOOM e Foodwatche è quella di lanciare una mobilitazione dei cittadini, rivolta alle autorità e alle catene di distribuzione, per ottenere una regolamentazione più severa.
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